domenica, 22 aprile, 2012, 19:12 - Social networks
Un amico è per sempre (o era un diamante?) Chi trova un amico trova un tesoro. Amici per la pelle, forse è questo il detto giusto per raccontare la surreale vicenda di una ragazza olandese.
In realtà la storia è breve e non narra di straordinarie avventure, epici viaggi o amori tempestosi. Ciò che fa da sfondo alla vicenda è infatti Facebook, il social network più utilizzato del pianeta. La giovane ragazza, che vive in Olanda, ha deciso di farsi tatuare i 152 volti degli amici online sul braccio. Una scelta abbastanza eccentrica, per non dire altro, motivata dalla volontà di portare sempre con sé le facce delle persone più care.
Per realizzare il tatuaggio sono stati necessari due mesi di lavoro, al termine dei quali l’intero braccio destro le è stato ricoperto dei tanti volti. “Dopo due mesi di lavoro – ha commentato Suzyj87 – voglio mostrare a tutti i miei social tattoo. Carini no? Sono molto orgogliosa, spero che vi piacciano”.
Sono tanti i personaggi famosi, o le persone qualunque, che si sono fatti tatuare il nome della persona amata, altrettanti quelli che poi hanno deciso di cancellarli. In questo caso speriamo che la ragazza riesca a mantenere tutte queste amicizie nel corso degli anni…
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sabato, 21 aprile, 2012, 22:24 - Generale
Da una recente analisi commissionata da Google sull’impatto di Internet sull’economia italiana, risulta che le Pmi attive online (ovvero che svolgono attività di marketing o vendita in rete), hanno registrato una crescita media dei ricavi negli ultimi 3 anni dell’1,2% rispetto ad un calo del 4,5% delle Pmi offline (che non hanno un sito web).
Le Pmi presenti su Internet hanno investito in: pubblicità sui motori di ricerca (pay per click) ,ottimizzazione SEO del proprio posizionamento, azioni DEM e di Social Media Marketing, con pagine aziendali su Social Network.
Ma vediamo nello specifico quali sono gli strumenti che un azienda può disporre per poter creare la propria presenza in rete ed avere quindi successo e più vendite.
1) Realizzazione di un sito internet statico o dinamico, poco importa, l’importante è avere una vetrina sul web, “non solo su strada”.
2) Promozione online attraverso Posizionamento del Sito web sui motori di ricerca (azione SEO) in maniera da avere nel tempo un costante miglioramento della posizione tra i risultati di ricerca di Google.
3) Campagne pay per click come quelle di Google AdWords, che consente di inserire annunci a pagamento, che appaiono agli utenti in relazione alle parole-chiave digitate sul motore di ricerca.
4) Azioni di Social Media Marketing, ovvero presenza e promozione sui principali canali dei Social Network: (ex: avere una pagina su Facebook personalizzata con landing page introduttive, catalogo, prodotti, video, promozioni)
5) Pubblicità a pagamento sui canali social network (ex: su Facebook è possibile creare campagne pubblicitarie ad hoc sulla base del proprio target di riferimento, interessi, età, sesso, e si possono mandare gli utenti sulla nostra pagina fan di Facebook o su una landing o sito esterno.)
6) Attività di Article marketing, ovvero la pubblicazione libera online di articoli che hanno per oggetto un’attività o un prodotto. Con questa attività vengono utilizzate parole e gruppi di parole chiave inerenti un determinato settore, rendendo così più semplice il reperimento dell’articolo stesso sui motori di ricerca.
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venerdì, 20 aprile, 2012, 18:11 - Marketing Street News
In un mondo in continuo movimento e in cui la velocità di notizie scambiate è di due tweet al secondo, non è facile trovare l’idea geniale che ti cambierà l’esistenza. E le idee sono spesso la fotocopia “regionalizzata” di qualcosa di già esistente a migliaia di chilometri da noi. Ma la velocità e la fagocitazione con cui veniamo bombardati di notizie e “idee geniali” spesso va a discapito della qualità e di alcuni fattori come quello del tempo che in realtà sono elementi fondamentali per la riuscita di un buon lavoro.
marketingstreet.it punta su questo: tempo e qualità. La declinazione di tempo su cui abbiamo basato la nostra sfida è legato alla sfera temporale delle collaborazioni lavorative. Crediamo fortemente nella fidelizzazione dei clienti, perché è indice di riconoscimento della qualità del lavoro svolto ma offriamo i nostri servizi anche solo per singoli eventi e consulenze. Per quanto riguarda la qualità, lasciamo a voi il giudizio, noi, di nostro, mettiamo quello che ci ha fatto decidere di intraprendere la sfida di marketingstreet.
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venerdì, 20 aprile, 2012, 11:52 - Social networks
La possibilità di diffusione di un contenuto è una delle capacità che i social networks hanno ampliato esponenzialmente: dal comportamento naturale degli utenti, che portano il messaggio a prendere diverse strade, si può arrivare ad influenzare la modalità di diffusione segnalando il contenuto a un determinato gruppo di persone. Stiamo parlando della brand advocacy. Per brand advocacy si intende la segnalazione, l’invito al sostegno o alla raccomandazione di un brand a terzi, grazie ai loro appoggio e fiducia. Necessari, ovviamente, sono i brandvocates, le persone selezionate in base a date caratteristiche, che dovranno sostenere e promuovere il brand tramite attività di convincimento che si basano sul trust che essi hanno all’interno di un dato settore, in cui sono particolarmente influenti. In generale, le caratteristiche di un brandvocate potrebbero essere: estraneità all’azienda, ma con voce credibile; ama parlare del brand, quasi come fosse una professione; è influente ed ha una vasta rete di contatti per diffondere i messaggi; ha doti comunicative per cui riesce a convertire altri utenti alla preferenza per un brand.
Abbiamo già parlato del fatto che le opinioni degli utenti influenzano le decisioni di acquisto e di come sia in forte crescita la ricerca di recensioni all’interno delle stesse pagine brand nei social networks; questa tendenza, inoltre, indica che le opinioni positive nei social networks portano a una conversione negli acquisti nel 65% dei casi. È importante, quindi, che le aziende facciano attenzione ai profili di questi utenti che danno opinioni sui prodotti e sui brand a livello di social networks, per contattarli e fornire loro gli strumenti per diffondere nel modo migliore l’awareness e l’immagine del brand. In questo modo sarà possibile creare un contatto, impegnarsi in una relazione più profonda e premiarli per la loro fedeltà, senza, però, pagarli per questo sostegno.
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venerdì, 20 aprile, 2012, 11:28 - Generale
Leggere parole come buzz, viral e guerrilla, per chi non pratica “pane e marketing”, può risultare fastidioso già solo a partire dal suono volutamente onomatopeico.
Ma in realtà, questo tipo di marketing non convenzionale è aggressivo e fastidioso o, se ben utilizzato, può risultare addirittura più democratico e in linea con il nostro social network vivendi?
Il marketing, per sua stessa definizione, deve avere come risultato finale un ritorno economico, quindi non potrà mai essere un dolce sottofondo alle nostre navigate notturne o nel tragitto per il lavoro o mentre, tediati da una giornata invernale come oggi a Milano, cerchiamo nel web un diversivo a un altrimenti scontato zapping televisivo.
Il fatto stesso che però questo tipo di marketing viaggi principalmente on line, gli conferisce un aspetto, a mio avviso, in parte democratico e di scelta personale.
IO NAVIGO, IO SCELGO.
Quanti di noi si infastidiscono e tendono a “skippare” l’intro prima di vedere un video su youtube o prima di farsi la propria personale rassegna stampa quotidiana, correlata di video anch’essi perennemente introdotti da pubblicità?
Il marketing di cui parlo non ha, o almeno per chi lo sa formulare bene, questo tipo di aggressività passiva.
Ha un aspetto sicuramente che potremmo tradurre come di “pulce all’orecchio”, di “aspettativa in attesa dello svelamento finale del prodotto o del servizio” ma non trovo che questo possa essere di per se’ aggressivo o fastidioso. Il suo carattere di passaparola, di rumor, gli permette anche di essere scelto dall’utente finale, di essere veicolato dai cibernauti verso chi si ritiene interessato a quel particolare messaggio.
Basta guardare il wall (più recentemente stravolto e modificato nella tanto vituperata “timeline”) del profilo facebook di un utente tipo per accorgersi che la maggior parte passa il proprio tempo a condividere sia pensieri e foto personali che messaggi che trova in rete, che scova sbirciando il profilo di un amico o dell’amico dell’amico.
Questa curiosità (da molti definita anche morbosa) in realtà aiuta a creare un passaparola “democratico” e assolutamente naturale che infastidisce sicuramente meno del messaggio pubblicitario imposto prima di vedere l’ultimo video della Sora Cesira.
Si dice che l’abito non fa il monaco e, anche in questo caso, fermarsi davanti a parole come buzz, viral e guerrilla, può risultare un limite alla voglia di condividere e sentirsi parte di una comunità, come quella virtuale, che sta diventando sempre di più parte del nostro vivere quotidiano.
P.S. ovviamente sono la prima a “skippare” l’intro e proprio per questo guardo a tutto quello che non e’ puro e invasivo messaggio pubblicitario con un occhio attento e curioso.
Alice Wetzl
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