The World’s First Airline Social Seating System  
mercoledì, 6 giugno, 2012, 23:48 - Generale


In a bid to make your travelling experience more enjoyable, Latvian airline airBaltic has launched the world’s first airline social seating system called ‘SeatBuddy’, that pairs you up with like-minded passengers during your flight.

This free service, which is powered by social seating system Satisfly, will ask you for your ‘flight mood’ before each flight—allowing users to determine if they want to meet a potential business partner, work throughout the flight, have a casual chat or to be left alone.

Once your flight mood has been determined, the system will pair you up with someone who is in the same mood as you are.

You can even choose to describe your ideal partner—such as working in the same industry, speaking the same language, having the same hobbies, etc.

According to airBaltic, they said that customer information will be kept confidential and passengers will only get to meet their seat buddy on-board the flight—so there is a surprise factor to it.

However, once the system has chosen your seat buddy, you can’t change seats—that would just be plain rude.

The SeatBuddy option will only be tested on flights at the end of June 2012.
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Design, la royalty non è più di moda 
mercoledì, 6 giugno, 2012, 23:35 - Generale


“Il design avrà un futuro solo se riuscirà ad andare verso la de-materializzazione. Gli ultimi designer saranno i personal trainer e i dietologi, perché saremo noi stessi il prodotto”. Parola di Guru, alias Philippe Starck. Il Re Mida del settore che, ora, ha intenzione di sganciarsi da un mestiere che, secondo lui, non ha più senso. Certo, può permettersi di farlo; in sei mesi sono state vendute centomila delle sue sedie Masters, disegnate per Kartell l’anno scorso.

Superato il sistema delle royalties, nato negli anni Cinquanta, oggi i designer cercano di lavorare a progetto. E a Philippe Starck dicono: “Parla per te, i tempi sono cambiati”. Non esistono più gli oggetti destinati a durare decenni e a generare profitti eterni a chi li ha inventati. Tutto si consuma nel giro di un paio di stagioni, anche se riesce a raggiungere un pubblico vastissimo. Con questi presupposti il pagamento a percentuale sulle vendite vacilla. Ed è diventato anacronistico.

Quella del designer è una delle professioni più ambite del momento. Lo conferma il numero crescente di scuole del settore. Un lavoro che è sempre stato pagato con royalties, che vanno dal 2% al 4,5%, nei casi più fortunati, sul prezzo dell’oggetto. Pochi, pochissimi soldi che peraltro non arrivano prima di un anno dalla messa in vendita del prodotto e che generano profitti solo a una minima parte delle centinaia di “addetti al design”, creatori e inventori che pullulano il settore. Tant’è che oggi la tendenza sta diventando quella del pagamento fisso a progetto, e sono le stesse aziende ad adeguarsi.

Spiega in merito Giulio Iacchetti, quarantacinque anni, progettista per società come Moleskine, Grom, Coop ed Elica tra le tante in un’intervista a PAMBIANCONEWS.COM: “per fare il designer bisogna mettersi nell’ottica del maratoneta. Non è tanto lo slancio a fare la differenza, ma la perseveranza, il saper guardare lontano e capire ciò di cui la gente ha bisogno”. Iacchetti è un caso emblematico. Ha avuto successo nel momento in cui i designer italiani perdevano colpi rispetto agli stranieri, trend che in questo momento sembra aver cambiato rotta, come conferma Morozzi: “È vero, finalmente stanno tornando i talenti italiani”. I primi guadagni di Iacchetti sono arrivati con una scopa, progettata per un’azienda di Viadana in provincia di Mantova, la Surfer, chiamata così “per come surfava sotto i divani raccogliendo polvere”. Di quell’esperienza il designer spiega che: “è stato il mio primo lavoro redditizio e a tutt’oggi ne incasso le royalties. Ma sono andato io a cercarmelo, analizzando i distretti produttivi italiani e scoprendo che dalle parti di Mantova si lavora con le setole. Ho quindi proposto un nuovo modello di scopa che ha funzionato e che solo negli Stati Uniti ha venduto un milione e mezzo di pezzi”.

Tra le nuove tendenze c’è poi quella di autoprodursi, diventare insomma imprenditori di sé stessi, oggi più che mai è necessario essere integrati con una buona cultura industriale, che sappia rispettare il rapporto tra creatività e innovazione. Oggi bisogna proporre storie e identità. È fondamentale presentarsi alle aziende con un concetto in testa”. Starck è una star indiscussa, uno che ha messo a regime un guadagno ingentissimo grazie al suo talento. Una sorta di divinità, i cui prodotti, ormai, valgono come le immaginette sacre. Con lui finisce un’era. E ne comincia un’altra. Almeno in tanti se lo augurano.

Daniele Nalli
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Con MaKey MaKey tutto diventa controller! 
mercoledì, 6 giugno, 2012, 00:17 - Viral marketing


Super Mario salta con una banana, Pacman si disegna il controller e il gatto si fa un autoscatto grazie a MaKey MaKey

Stanco di utilizzare il pennino della Nintendo 3Ds per i tuoi giochi? La tastiera del tuo pc è troppo noiosa? Niente paura! Da oggi, con il dispositivo MaKey MaKey, puoi utilizzare come controller qualsiasi cosa desideri, anche una banana!

Il video è, ovviamente, diventato un virale non tanto per le sue caratteristiche tecniche (le riprese sono amatoriali) ma per come viene utilizzato MaKey MaKey. Basta connettere un oggetto al dispositivo ed ecco pronta una tastiera fatta di pongo, oppure un pianoforte fatto di scale o ancora una “batteria umana”.

L’idea davvero originale nasce dalle menti di due studenti del MIT (Massachusetts Institute of Technology) che hanno saggiamente utilizzato la piattaforma Kickstarter per chiedere ed ottenere fondi per sviluppare la loro idea. I due giovani ingegneri hanno raggiunto la bellezza di $409,098 superando di gran lunga il loro obbiettivo di appena $25,000!

Merito di tanto successo? Senza ombra di dubbio la genialità dell’idea, nuova e innovativa, e in secondo luogo l’enorme potenzialità di cui questo dispositivo dispone. MaKey MaKey è un classico esempio di come la creatività sia il miglior strumento di successo.
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Social TV en España: ¿éxito o fracaso? 
martedì, 5 giugno, 2012, 23:53 - Generale


Hace unos meses que David de Silva escribía en #Tcblog sobre la tendencia en la televisión americana de incentivar el uso de las redes sociales mientras se veían los programas de televisión: la llamada televisión social o Social TV.

Esta práctica poco ha tardado en implantarse dentro de nuestras fronteras. Al principio tímidamente pero en la actualidad de manera generalizada y en bastantes ocasiones, caótica. Parece que la pelea por la audiencia se combate ahora no sólo en el ring del audímetro sino también en el cuadrilátero del Trending Topic.
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Golf GTI 
martedì, 5 giugno, 2012, 23:40 - Guerrilla marketing

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